venerdì 30 aprile 2010

diritto o privilegio

In un momento in cui mi rendo conto che Patata sta crescendo e che comincia sempre meno ad aver bisogno della mia presenza costante cado su una intervista al ministro Gelmini e mi chiedo se il fatto che la nostra famiglia viva con mezzo stipendio perché io possa allattare e svezzare mia figlia, prima di tornare al lavoro, sia da considerarsi un privilegio. Abbiamo fatto questa scelta in modo del tutto naturale. Non siamo abituati al lusso, per cui qualche sacrificio in più non ci rattrista. Ma il motivo che ci ha mosso è stato il pieno rispetto del diritto (privilegio?) di Patata di avere, almeno per i primi, fondamentali, mesi della sua vita, una mamma tutta per sé. Ammetto di avere dei momenti in cui preferirei essere al lavoro e parlare con persone che abbiano altri argomenti oltre ai pannolini, le pappe e le nottate insonni. Ma non mi sembra di essere in vacanza. O perlomeno, pur godendomi questi momenti insieme a Carciofo, non mi pare che il mio impegno sia diminuito rispetto a prima, anzi! So solo che quando ritornerò al lavoro, non è detto che mi spetti la stessa mansione, non mi verranno più affidati incarichi che richiedano un impegno maggiore delle otto ore lavorative e molto probabilmente non avrò la stessa possibilità di avanzare nella carriera rispetto ad un collega uomo, per quanto padre. Tuttavia ritengo, rispetto ad un collega uomo, di avere il privilegio di essere donna, di aver contenuto una vita nel mio grembo e di contenerla adesso tra le mie braccia. Io spero che con il tempo si possa cambiare un po' di mentalità e che Patata viva in un mondo in cui i diritti non siano considerati privilegi.

mercoledì 28 aprile 2010

una cosa alla volta

Finché vivevo da sola, potevo gestirmi il tempo come meglio credevo passando da momenti di puro ozio ad altri molto frenetici. E nei momenti frenetici ero capace di fare una tale quantità di cose in poco tempo che io stessa me ne meravigliavo. Patata mi sta insegnando due virtù per me sconosciute: la pazienza e la costanza. E sono ancora ben lungi dall'imparare! Con lei, come con tutti i bébé credo, le cose vanno fatte una alla volta e costantemente, fino alla nausea! Farla dormire nel suo lettino è stato un lavoro lungo (che non è ancora finito). Togliere una poppata per introdurre un pasto completo sembra per il momento un miraggio lontano. Ma questo è un problema mio che credevo sempre di ottenere tutto e subito. Per lei si tratta del corso naturale delle cose, dove ogni progresso richiede una lunga e lenta preparazione. Con quel suo sorriso disarmante che ti scioglie il cuore ha affrontato settimane di fastidio prima di vedere i segnetti bianchi dei dentini, infiniti tentativi prima di girarsi a pancia in giù, strilli di ogni tipo prima di arrivare a formulare le prime magiche sillabe "me, ma ,ba, gu..." e non si sa ancora quanti anni prima di riuscire ad educare una mamma a fare le cose una alla volta...

mercoledì 21 aprile 2010

il linguaggio (non più) segreto dei neonati

Patata sta per raggiungere la soglia del suo primo mezzo anno e come per tutti i passaggi viene spontaneo fare dei bilanci. Passato il momento in cui arrivi a casa ancora provata dal parto, con un fagottino tra le braccia e senza libretto di istruzioni, passati i momenti in cui, quando ti sembra di aver capito qualcosa il fagottino tira fuori dal cilindro un'altra novità (cioè no, quei momenti non passano ma cominci a farci l'abitudine), inizi a goderti un po' le mossettine, i gridolini ed i sorrisi che ci sono sempre stati ma che tu non vedevi perché troppo presa a fare la mamma. E così Patata è diventata piano piano parte della famiglia, un po' come un cucciolo trovato per strada, e tutti e tre abbiamo iniziato a capirci. Per cui la mattina, quando fa finta di lamentarsi so che vuole venire nel lettone con noi: la prendo, la metto tra noi due e lei si gira a regalare i suoi sorrisi ad entrambi ed allunga le manine per toccarci. Questo significa "buongiorno". Così se durante il giorno si scompiglia i riccioli con le manine significa "ho sonno". E se quando vede Carciofo agita le braccine significa "che bello vederti". Quando le dai la pappa e lei dice AMM AMM significa "ok non è dolce come il latte ma è gradevole tutto sommato" e quando si sforza e diventa rossa significa "devo fare la cacca" e così la metto sul vasino e la fa lì. Quando le chiedi "dov'è mamma? dov'è papà?" si gira verso la persona nominata. E se la sera la metto a giocare nel letto e dopo un po' vedo che si stanca, le dico "vuoi la tettina?" lei si gira verso di me con la bocca aperta e sorride. Be' questo vuol dire inequivocabilmente "E me lo chiedi?"

mercoledì 14 aprile 2010

punti di vista

La gente incontra Cavolfiore con Patata "Che bella bambina! L'ha adottata?" - "No, l'ho partorita!" - "Ah ma allora suo marito è..." - "...Africano." - "..." - "...ma che bella che è! Mi scusi eh?" - "Ma si figuri!"
La gente incontra Carciofo con Patata "Che bella bambina! Ma... è tua figlia?" - "Sì" - "Ma allora la madre è..." - "Italiana" - "Ah..." (sguardo sospettoso). Arriva Cavolfiore "Ecco lei è sua madre" -"Ah..." (sospiro di sollievo) "Che bella famiglia, complimenti!" - "Grazie!"

lunedì 12 aprile 2010

prima pappa

Non ho potuto resistere. Non ho aspettato i sei mesi. D'altronde lei faceva già colazione con latte (mio) e corn flakes! E allora oggi mi sono lanciata. Una carota, una patata e una zucchina (non dell'orto, peccato!) il loro brodetto di cottura, un po' di olio e parmigiano e via. Non era male come odore e nemmeno come sapore. E la piccola ha gradito: dopo il primo curioso assaggio, ha voluto subito l'altro e quando mi sono alzata per cambiare cucchiaio ha creduto che fosse finito e si è messa a piangere! Per poi smettere quando le ho offerto di nuovo il cucchiaio! Ovviamente dopo un po' si è stancata, si è attaccata al seno e via! Non so perchè ma tutto quello che fa continua meravigliosamente a stupirmi. La vedo crescere ogni giorno di più, fare progressi ed anche se sono cose che fanno tutti i bambini, mi sorprendo ad osservarla come se la bambina fossi io.

sabato 10 aprile 2010

la bottega del latte

la bottega del latte fu inaugurata il 23 Ottobre 2009, giorno in cui nacque la sua unica cliente. I primi tre giorni non c'era produzione, almeno così dicevano le infermiere dell'ospedale. Pesavano la cliente, lasciavano che si servisse della bottega, la ripesavano "Zero, signora" e poi le offrivano il loro latte industriale. La padrona della bottega ci rimaneva sempre un po' male, ci teneva a non perdere la sua unica cliente ma sapeva che se avesse continuato a non produrre quella si sarebbe rivolta ad un'industria più efficiente. Il terzo giorno dall'inaugurazione, la padrona, la bottega, le due operaie e la piccola cliente tornarono a casa. In bottega, prodotto delle speranze e delle preghiere, c'era una quantità spropositata di latte ma la cliente, ormai abituata al latte facile delle industrie non ne voleva più sapere. La padrona era sempre più delusa ma non rassegnata. Il giorno dopo, ancora sofferente per la fatica, con la sua piccola cliente tra le braccia, si presentò da una consulente per farsi aiutare. "Devi comprare una tiralatte per svuotarlo un po' quel seno se no ti viene un'ingorgo. Offriglielo quando è più morbido e vedrai che si attaccherà meglio" La padrona comprò così un finto cliente, una specie di robot, che si servisse del suo latte in modo che le operaie potessero continuare il proprio lavoro, intanto insisteva con la cliente vera perché apprezzasse un po' di più il suo prodotto. Pur di farglielo assaggiare, lo travestiva da latte industriale, e la cliente effettivamente lo gradiva. Giorno dopo giorno, tra canzoncine, suppliche e preghiere la piccola cliente decise di abbandonare definitivamente il latte industriale per quello di bottega. E si rese conto che era molto meglio: sempre alla giusta temperatura, un po' più dolce all'inzio e un po'più nutriente alla fine, inoltre aveva un sapore ed un odore che le ricordavano i mesi in cui se ne stava avvolta in una calda liquida copertina e non soffriva né di fame né di sete. La padrona era soddisfatta. Però a questo punto la cliente cominciava a pretendere troppo: voleva latte di giorno e di notte, a volte passava solo un'ora dall'ultima volta in cui si era servita. La padrona era preoccupata di non poter produrre abbastanza e le operaie erano stanche. Stanche e doloranti. Così doloranti che quasi non sopportavano più di lavorare. "Cura bene l'attacco" disse la consulente "e non ti preoccupare per i dolori, se non hai ragadi è meglio così: puoi continuare ad attaccarla. Se vuoi puoi tirarlo con la tiralatte ma poi glielo devi dare con il biberon e sei al punto di prima" La padrona allora strinse un fazzoletto tra i denti e continuò. Giorno dopo giorno le due operaie si abituarono a lavorare ai ritmi intensi richiesti dalla piccola cliente. C'erano dei momenti in cui c'era un picco di richiesta ed era necessario un aumento della produzione: bisognava fare gli straordinari, e loro senza lamentarsi, lavoravano di più. Sono 5 mesi e mezzo ormai che la bottega produce latte. La piccola cliente è più che raddoppiata di peso ed è alta 17 cm in più da quel 23 Ottobre, ma la bottega, tra alti e bassi produce ancora e la padrona fa orecchio di mercante quando le dicono "Il latte dopo un po' diventa come acqua" - "Guarda che ti esaurisci" - "Devi toglierle la poppata notturna" - "Devi allungare le pause tra una poppata e l'altra" - "Non più di 15 minuti da un seno e poi le dai l'altro". Lei e la cliente hanno ormai raggiunto un'intesa. Entrambe sanno che la cliente prima o poi si rivolgerà ad altre fonti ma finora la bottega è stata tutto ciò che le serviva e che desiderava e finché ci sarà lei, la piccola cliente, a richiedere latte, la bottega lo produrrà.

Per questo post ho preso spunto da piccolalori. Grazie!

venerdì 9 aprile 2010

le mamme ed il sudoku

Ho scoperto che lo fa anche mia sorella. Lei come mamma ha uno stile molto diverso dal mio. Ammesso che io abbia uno stile. Siamo anche rimaste incinte in circostanze molto diverse ed il nostro menage familiare è molto diverso. Ma anche lei come me trova che il massimo della goduria sia richiudersi in bagno e giocare al sudoku. Il che la dice lunga su come è articolata la giornata di una madre...

martedì 6 aprile 2010

dolce dormire

L'esperimento lettino procede, ed anche la mia convinzione che si tratti della cosa giusta, e se non è giusta per Patata almeno lo è per le mie costole. Perchè la nostra piccola (si fa per dire) è già grande quanto una bambina di un anno (ed anche io e Cavolfiore non siamo quello che si dice due fuscelli...) in più scalcia come un atleta di kickboxing con le sue gambotte poderose ed ha la tendenza a mettersi di traverso per cui Carciofo e Cavolfiore ad un certo punto si trovano ai bordi del letto e lei al centro, di traverso e per di più con le braccia allargate. Per fortuna ci ha pensato il cuginetto, ospite da noi per tre giorni a sballarle gli orari. Ora va a letto più tardi e quindi (miracolo) si risveglia più tardi per la poppata che da notturna è passata a mattutina. Io incrocio le dita ed aspetto lo svezzamento perchè questo equilibrio potrebbe essere interrotto e quindi potrebbe peggiorare la situazione, oppure migliorare (ma sì un po' di sano ottimismo)!

sabato 3 aprile 2010

di che colore è la famiglia

Certe cose te le aspetti. Le aspetti al varco in un certo senso. Ma quando capitano ti sorprendono ugualmente, per la modalità con cui avvengono e perché in ogni caso non puoi prevedere tutto. Mi spiego meglio. Noi siamo una famiglia mista: Carciofo è africano, io italiana. La nostra piccola Patata è un meraviglioso esempio di bambina mezzosangue: non assomiglia a nessuno dei due, è come un mondo a parte. In un paese di 4.000 abitanti una famiglia così si nota, soprattutto perchè gli stranieri si è soliti vederli accompagnati da altri stranieri. L'unica eccezione i bambini: nelle scuole puoi veder giocare dei bambini di nazionalità diverse nello stesso identico modo: come bambini. Questa mattina suonano alla porta ed aprendo vedo una mamma con due bambini presumo sui 3 e 5 anni. "E' venuto per chiederti scusa" fa la mamma accennando al maggiore e rivolgendosi a mio marito. "Per cosa?" fa mio marito sorpreso. "Per le parole offensive che ieri ti hanno rivolto lui ed i suoi amici!" Noi non ci siamo accorti di niente, eravamo in giardino, c'era un bel sole, si sentiva un vociare di bimbi, tutto qui! "Su, allora!" - "Scusa..." fa lui con l'entusiasmo di un condannato a morte. "Non ti preoccupare" Risponde mio marito. "Dai, venite a conoscere la nostra bambina" li invito. "Vedi? Lei non è nè bianca nè nera!" I due piccoli sorridono ed anche lei ricambia con la sua bocca sdentata. E così, anche se rimango sempre un po' preoccupata per il futuro, ho avuto la prova che, se dovesse succedere ancora, ci potrebbe essere sempre un'altra mamma in gamba ed un altro sorriso chiarificatore.

giovedì 1 aprile 2010

io dormo da solo...

da qualche giorno il letto è ritornato a 2 piazze... Ci hanno regalato un lettino per Patata ed abbiamo provato a mettercela per dormire. Prima di tutto abbiamo dormito 2 giorni con i lenzuolini sotto il cuscino per far prendere il nostro odore, poi abbiamo sistemato il lettino accanto al nostro, posizionato il giochino con le apine che prima era montato sul nostro letto matrimoniale ed infine ad accoglierla c'è stato anche Kirikù il suo pupazzo preferito. Lei ha giocato con il suo pupazzo finché non si è stancata e poi è venuto il momento dell'ultima (si fa per dire) poppata. Quindi tecnicamente quando l'ho messa giù non era cosciente del fatto che fosse nella culla. Io invece mi sentivo strana, un po' sola ed un po' vuota come quando hai appena partorito. Lei ha dormito, svegliandosi come al solito per le poppate notturne. E la mattina quando ha aperto gli occhi io ero lì e mi ha sorriso. Poi ho iniziato a trovare dei difetti a questo nuovo modo di dormire, ad esempio, lei ogni tanto piange nel sonno, lo faceva anche prima ma io ero lì ed allungavo la mano facilmente per accarezzarla e calmarla, ora è un po' più scomodo, così com'è scomodo tirarla su dal lettino e metterla nel mio letto due o tre volte la notte per poppare. E poi non sono sicura di come la vesto perché quando dormiva con noi le mettevo un pigiamino leggero perché era sufficiente il nostro calore. Adesso la metto in un sacco nanna ma mi sembra sempre più freddo rispetto ai corpi di mamma e papà. Insomma sono partita in quarta credendo di fare la cosa giusta ma ora mi sto pentendo. Forse sono io quella che ha bisogno del co-sleeping e non lei...